giovedì 21 febbraio 2013

Prostitute? No, sono schiave

Palermo: manifestazione anti-tratta in ricordo di Favour e Loveth
Un articolo veramente ben fatto sull'Espresso di questa settimana, molto utile per comprendere il business della mafia nigeriana sulla pelle delle donne tra Nigeria ed Europa, oltre i luoghi comuni.

Il negozio me lo indica con un cenno mentre ci passiamo davanti. Il quartiere è quello della Maddalena, decantato da De André. Dietro la vetrina, una ragazza nigeriana parla con una coetanea. "E' una Maman" mi spiega "una sorta di maitresse. E questo negozio è stato aperto grazie alla collaborazione di un italiano cui poi hanno regalato una ragazza per riconoscenza. In generale, tutti i negozi di parrucchiere o di cosmetici sono di copertura, servono a mascherare il traffico di ragazze". Ad accompagnarmi in giro per Genova è Claudio Magnabosco, fondatore dell'associazione "Le ragazze di Benin City" e marito di Isoke Aikpitanyi, una ragazza nigeriana vittima di tratta, ridotta in coma quando nel Duemila decise di sottrarsi ai suoi aguzzini. La raggiunsero in un parco a Torino quando era appena fuggita, la circondarono in tre e la picchiarono selvaggiamente finché una signora, attirata dalle urla, non chiamò la polizia. Isoke rimase in coma per tre giorni e le dovettero ricostruire l'arcata sopraccigliare.

L'operazione antitratta. Quello della tratta di esseri umani è un fenomeno di cui non si parla quasi più, come hanno denunciato anche i responsabili di Caritas Immigrazione durante il coordinamento della scorsa settimana: un traffico semiscomparso dalle cronache nostrane. Eppure proprio a gennaio una maxi operazione ha portato a ben 55 arresti, smantellando una rete internazionale che dall'Africa portava migranti in Italia. In manette è finito addirittura un mediatore culturale dell'Ambasciata italiana a Nairobi. Roba da prima pagina. E invece niente. E anche il giro d'affari era di tutto rispetto: circa 25 milioni di euro e proveniva dalla contraffazione dei documenti, dai proventi dei viaggi e dal vero e proprio commercio di persone.

Questione di Pil. In Nigeria, mi spiega Claudio, la tratta di esseri umani copre una percentuale del Prodotto interno lordo nazionale ed è gestita ad altissimi livelli. "Persone vicine alle istituzioni, molto potenti, che non si sporcano direttamente le mani ma gestiscono nell'ombra". E Claudio racconta la vicenda di Isoke: quando la ragazza chiamò i genitori sperando che potessero aiutarla, il padre, un funzionario del Tribunale, dopo qualche giorno le fece sapere che non avrebbe potuto far nulla: le coperture erano troppo potenti. "Si parlava, all'epoca, della moglie del governatore dell'Edo State, ma non ci sono prove". [...]

8 commenti:

  1. Ciao Valentina,

    In un mio recente viaggio a Berlino ho avuto occasione di capitare in questo posto:

    http://www.erlebniswohnung.com/en/

    Non so se sai l'inglese o il tedesco, spero tu possa capire di cosa si tratta, in sostanza si pratica il "gang bang", trovi anche l'elenco delle ragazze che lavorano, di norma a coppie per turni di quaranta o 50 minuti.
    Soprattutto mi sono fermato, dopo l'orario di chiusura, a parlare con due di queste ragazze, molto simpatiche e "normalissime2 e ti assicuro che non ho mai in alcun modo avuto l'impressione che non facessero quel che fanno se non per libera e meditata scelta.
    Perchè non vai a vedere di persona come funziona e ci fai un post?
    Saluti e complimenti per il sito

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  2. @Anonimo
    Rileggi l'articolo e confrontati col fatto che quelle ragazze di cui si parla nell'articolo sono ridotte in schiavitù. Una condizione di violenza e riduzione in schiavitù non è sempre evidente. Inoltre non capisco perché non entri nel merito dell'articolo citandomi un bordello tedesco. Non è che stai cercando solo giustificazioni al tuo essere cliente, adducendo che la prostituzione è per lo più sempre una scelta libera e senza conseguenze per la salute psicofisica di chi ne è coinvolta? Perdonami, ma mi pare così, visto che c'è un articolo su mafie transnazionali che riducono in schiavitù giovani ragazze e tu mi parli di scelte libere.

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    1. Non mi sono spiegato bene, non volevo confrontarmi con nulla, e non penso che nessuno debba giustificare il suo essere prostituta o cliente.
      Volevo solo dire che il tuo sito è molto interessante ma non trovo nulla sui problemi della prostituzione fatta da persone consenzienti, non trovo reportage, servizi o testimonianze in questo senso, pare quasi che tu non consideri la tratta fenomeno separato rispetto a chi decide liberamente di prostituirsi, e volevo portarti la mia esperienza e testimonianza, suggerendoti una situazione interessante che forse non conoscevi.
      Sempre a Berlino ho conosciuto una ragazza romena che mi ha raccontato di essere venuta due anni fa in Italia da sola per prostituirsi e guadagnare dei soldi per costruirsi una casa in Romania. Mi ha detto di aver avuto dei problemi con degli albanesi che volevano l'affitto del marciapiede. Ha provato a rivolgersi alla Polizia che pare non l' abbia aiutata dicendole anzi in malo modo di tornarse a casa sua. Mi ha detto che allora è andata ad un centro importante della zona di torino dove si aiutano le "donne vittime di capo albanese" (testuali parole) per capire come fare a lavorare senza il disturbo di queste persone, e mi ha raccontato di essere stata trattata malissimo da delle donne italiane che lei ha detto essere "assistenti sociali" e che l'hanno anche chiamata "troia di M..." perchè ha chiesto se sapevano se c'erano dei posti sicuri per lavorare a torino. Ho chiesto il nome di questo centro ma lei ricordava solo che era vicino a Mondovì.
      Infine mi ha detto che allora è venuta in Germania, ha trovato facilmente un locale a Francoforte dove ha potuto lavorare senza problemi, si è comprata la casa in romania in meno di un anno e ne stava comprando un'altra per la madre.
      Io ci ho parlato in un bar per più di due ore, mi pareva dicesse la verità, poi vai a sapere...
      Comunque scusami, non volevo criticare le idee di nessuno, solo dire che io magari non conosco bne il mondo della tratta, tu conosci poco il mondo della prostituzione legale
      ciao e scusa ancora

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    2. Quando dicevo giustificarti intendevo con te stesso, non con me, ci mancherebbe. Ma era solo un'ipotesi sbagliata. Allora preciso una cosa. Questo mio blog, che mi fa piacere tu trovi interessante, non vuole essere un sito di informazione sul mondo della prostituzione, ma è un blog personale in cui ogni tanto riesco a scrivere frammentariamente ciò che apprendo sull'industria del sesso e sulla violenza che si nasconde in essa. Mi interessa l'aspetto della violenza perché non riesco ad essere indifferente di fronte ad essa e penso vada sempre denunciata. Inoltre, mi pare si debba sempre partire dalle persone più in difficoltà, quando si pensa alla complessità di una questione. E nell'industria del sesso vista complessivamente c'è molta violenza e si approfitta molto spesso di situazioni di estrema vulnerabilità (non è un caso che quasi tutte le ragazze vengano da paesi poveri in cui non hanno molte scelte per una vita decente).E c'è la tratta, business delle nuove mafie transanazionali, in cui sono intrappolate ragazze non solo nelle strade, ma anche nei locali o appartamenti. Quando tu dici che io non conosco il mondo della prostituzione legale, immagino tu intenda la prostituzione in quei paesi come Germania, Olanda, Svizzera, ecc..che hanno leggi regolamentariste. E' vero che forse non ne ho mai parlato, semplicemente è stato perché ho poco tempo per scrivere, ma invece ho approfondito anche quei paesi. Sono proprio i clienti in rete su siti italiani e stranieri a raccontare a volte di come anche lì capiti che le ragazze abbiano papponi, per esempio le rumene in fkk tedeschi o le ragazze nei puff. Alcune lo hanno confidato loro oppure i clienti stessi hanno visto questi uomini dalle facce poco raccomandabili accompagnarle a lavoro la mattina.
      Vedi, tu dici che io faccio come se la tratta e la prostituzione come decisione personale non fossero due cose separate. Il punto è che nella pratica può capitare che in uno stesso locale ci siano ragazze libere (almeno da papponi) e ragazze che sono vittime di tratta o che lo sono state e hanno finito per adattarsi dopo aver subito una violenza che le ha spezzate dentro. Riguardo alla Germania ammetto che fino a non molto tempo fa ero davvero ingenua e credevo che lì ci fossero piccole cooperative autogestite di prostitute. Così avevo letto da più parti. Ho scoperto invece l'esistenza di bordelli e megabordelli i cui proprietari devono essere veramente ricchi sfondati. Personalmente non penso sia accettabile che si possa arricchirsi sulla prostituzione altrui. Il locale di cui tu mi hai parlato lo conoscevo perché ne ho letto su siti di clienti, dove dicevano di pagare 90 euro all'ingresso e stare con tutte le ragazze che volevano con sesso di gruppo. Queste ragazze sono alla "catena di montaggio" e chissà quanto rischiano facendo sesso orale senza preservativo, ci hai pensato? Vedi, la maggior parte della gente a favore della legalizzazione della prostituzione lo è perché non sa o non vuole vedere che in quei paesi si sono depenalizzate forme di business sulla prostituzione altrui. Grazie comunque dei tuoi commenti.

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  3. L'articolo è davvero ben fatto, grazie! Il titolo è perfetto, si parla di schiavitù, delle mafie, degli interessi economici e di come funzionano certi meccanismi di sfruttamento, di come funziona lo sfruttamento delle donne nigeriane, insomma l'argomento è davvero interessante e da approfondire con serietà e attenzione e l'articolo lo fa bene, prima di tutto perché interpella chi conosce bene il fenomeno e chi ha dovuto purtroppo conoscerlo sulla propria pelle. Grazie Valentina.

    Maria Grazia

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    1. Grazie a te, Maria Grazia! Sì, è raro che le vittime parlino e soprattutto che le si ascolti..

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  4. Grazie per la pubblicazione di questo articolo, nel panorama della stampa italiana è quasi un'anomalia, sembra infatti che che della riduzione in schiavitù non si debba più parlare. Al lettore Anonimo dico che, se fosse entrato in una ricca dimora del I o II secolo d.C., in una grande città dell'impero romano, ci avrebbe trovato tante schiave e schiavi domestici, ben nutrite/i e ben vestite/e, alcune/i di loro adibite/i a funzioni anche di prestigio intellettuale, ma ciò non di meno schiave/i, e tra l'altro tenute/i, proprio in virtù di questa condizione, a soddisfare le richieste sessuali del padrone. Volente o nolente accettare di recitare il ruolo della subordinazione mette nella condizione oggettiva di subordinazione. E figuriamoci se da questa subordinazione ci viene materialmente impedito di uscire.

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